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Giovanni Lorenzo Lulier 1. Sarei troppo felice, per Soprano, due violini e basso continuo XXVIII, 60 p.; 29,7 x 21 cm Giovanni Lorenzo Lulier (1660c-1700), più conosciuto come Giovanni del Violone, fu attivo a Roma presso due dei maggiori mecenati musicali dell'epoca: i cardinali Benedetto Pamphilj e Pietro Ottoboni. La sua fama è legata a quella di altri due grandi, i violinisti Arcangelo Corelli e Matteo Fornari: il sodalizio artistico diede vita al "concertino" più famoso di Roma. La produzione compositiva di Lulier comprende oratori e cantate da camera: esclusivamente musica vocale, su testi di vari autori tra cui i suoi mecenati. A dispetto del suo virtuosismo come strumentista, non sembra aver composto musica strumentale – probabilmente anche questo elemento può essere ricondotto alla stretta vicinanza professionale con Corelli, i cui esiti compositivi riguardano invece solo la musica strumentale. Questo secondo volume delle cantate da camera di Lulier presenta quattro cantate a due violini, voce e basso continuo. Non nascono come gruppo omogeneo eppure, oltre l'organico a due violini, mostrano connessioni interessanti tra loro. Sarei troppo felice e Non vantar tanta bellezza, destinate al cardinale Benedetto Pamphilj, nascono su testi dello stesso cardinale e in particolare la seconda è centrata sul tema della caducità della bellezza e della vita, molto caro al poeta. Sarei troppo felice, Non vantar tanta bellezza e La farfalla sono proposte nell'intonazione per soprano, ma delle ultime due si conosce anche l'intonazione per contralto. La Farfalla propone il parallelo, non insolito per l'epoca, tra i vagheggiamenti amorosi e il volo leggero e irregolare della farfalla e tra la fiammella di una candela e l'incendio della passione amorosa. Stan soggetti alla fortuna, della quale sopravvive soltanto l'intonazione per contralto, è in affinità tematica con Non vantar tanta bellezza. Su tutto la scrittura violinistica è caratterizzante e raffinata, con giochi di imitazione contrappuntistica e ritornelli strumentali. Pensate per far "campeggiar il violino", alla maniera di Corelli? Forse no, ma nella scrittura violinistica lulieriana si può cogliere il ricco humus musicale romano, intorno e prima dell'eredità corelliana. Chiara Pelliccia. Dottoranda presso l’Università di Roma2-Tor Vergata, svolge attività di ricerca su diversi aspetti della storia della musica. Collabora con la Società Italiana di Musicologia per le voci del Dizionario degli editori musicali italiani e per la schedatura delle cantate nel progetto Clori-Archivio della cantata da camera; ha svolto ricerche sulla stampa periodica del Novecento per conto dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia Ha pubblicato saggi sulla cantata da camera del Sei-Settecento e su vari aspetti della vita musicale a Roma fra Otto e Novecento. Ha vinto il Primo Premio Sezione Musicologia nella terza edizione del Premio internazionale “Principe Francesco Maria Ruspoli”, indetto dal Centro Studi Santa Giacinta Marescotti di Vignanello, con il saggio Giovanni Lorenzo Lulier (C1660- 1700) e la cantata da camera tra le corti di Benedetto Pamphilj e Pietro Ottoboni. |
Edizione digitale - partitura (Sostieni la SEdM)
ISMN: 979-0-705061-11-6
Edizione a stampa (distribuzione: www.liberdomus.it)
ISMN: 979-0-705061-25-3
Prezzo: 25€